Sulla Cannabis terapeutica Milano si aggiunge ad altre città e regioni che si sono candidate per la produzione
La lista si allunga, Milano con un atto formale del Consiglio comunale approva una mozione di Alessandro De Chirico, consigliere di Forza Italia, chiedendo al sindaco Beppe Sala di attivarsi con il governo per “rompere il monopolio della coltivazione della cannabis terapeutica che oggi viene prodotta nello stabilimento farmaceutico militare di Firenze“. Così sulla Cannabis terapeutica Milano si aggiunge ad altre città e regioni candidatesi per questa produzione e che premono per allargare i siti dedicati a tale scopo.
Attualmente per legge non è possibile produrre Cannabis terapeutica in Italia al di fuori dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, fattore che ha spesso reso estremamente critica la fornitura a livello nazionale per tutti quei pazienti assistiti dal Sistema Sanitario, malati che devono seguire terapie basate su questo componente e che non riescono a farlo per mancanza di materia prima.
Da qui la forte importazione dall’estero, in primis dall’Olanda con crescita dell’import del 50 per cento, come sottolineato anche da Coldiretti.
Importanza sempre maggiore viene riconosciuta alla Cannabis terapeutica, tanto che tra gli ultimi atti amministrativi nazionali, lo scorso luglio, il ministero della Salute per decreto ha emesso una variazione/aggiornamento all’Allegato III-bis del decreto 309 del Presidente della Repubblica datato 9 ottobre 1990, inserendo la Cannabis nelle terapie del dolore nei farmaci a prescrizione semplificata, quindi rafforzandone la posizione nella farmacologia e terapia possibile per il Sistema Sanitario Nazionale.
Come detto dallo stesso consigliere comunale di Milano, De Chirico, “il ministero della Sanità ha recentemente rafforzato l’import dall’Olanda per rispondere al fabbisogno degli oltre 20.000 italiani affetti da malattie gravi”, a cui regione Lombardia ha garantito i farmaci gratuitamente. Da qui l’idea di produrre a Milano la Cannabis terapeutica, sperando che il governo autorizzi le operazioni, nel Parco sud, che è il più grande parco agricolo d’Europa e nelle decine di cascine comunali sparse nel territorio cittadino.
Sulla Cannabis terapeutica Milano si aggiunge ad altre città e regioni: la cronica insufficienza produttiva italiana
Più volte è stato lanciato l’allarme per cercare di fare fronte a una domanda che cresce esponenzialmente, incremento che si sta manifestando in tutto mondo (utile link a uno dei primi articoli in materia).
Il 22 aprile 2018 a Bologna, nell’ambito di Cosmofarma, manifestazione sul settore delle farmacie, Marco Bresciani, organizzatore del corso di formazione ‘tecnica e legislazione delle preparazioni in cannabis – Attualità, prospettive e problematiche, sottolineò come “La terapia è agli albori in Italia, ma ci aspettiamo un incremento del numero delle prescrizioni superiore al 300% in tempi brevi (leggi a questo link). In Paesi come ad esempio Israele e Germania, oppure l’Olanda che è anche l’unica nazione che la produce e la vende in Europa, è già molto diffusa e collaudata come terapia. Le prescrizioni di cannabis medicinale sono indicate per il trattamento di molte forme di dolore e spasticità, correlati anche con tumori, Parkinson e Alzheimer. Ottimi risultati, anche superiori alle terapie classiche, nei casi di crisi epilettiche dei bambini”.
Sulla Cannabis terapeutica Milano si aggiunge ad altre città e regioni: alcuni dei candidati precedenti
Già a settembre 2017 proprio il governatore della Puglia, Michele Emiliano, sottolineò che la regione da lui presieduta potrà avere un ruolo di primo piano in questo comparto.
Emiliano lo dichiarò alla Medical Cannabis Mediterranean Conference nell’ambito della Fiera del Levante a Bari, appuntamento promosso dall’AReSS Puglia che ha allestì quattro corsi ECM (Educazione Continua in Medicina) gratuiti.
Come area produttiva per la Canapa terapeutica il governatore pugliese indicò l’area di Lecce, nel Salento.
“La quantità prodotta non soddisfa il fabbisogno interno e tutte le Regioni sono costrette ad acquistare il farmaco dall’estero – evidenziò Emiliano – Si aspetta che le forze armate producano una sufficiente quantità a un prezzo ragionevole, ma questa produzione non parte, la discussione si inceppa e ogni volta che tentiamo di ragionare a mente fredda su molti argomenti, l’Italia si spacca stupidamente in due”.
Disponibilità alla produzione che sono state date anche dalle regioni Emilia, Toscana e Sardegna (far partire coltivazioni di canapa destinata a usi medici e la produzione regionale dei farmaci), solo per citare quelle più “battagliere”.
Realtà territoriali che già dalla scorsa legislatura hanno chiesto una norma che consenta un’autonoma produzione da parte delle regioni dopo che queste abbiano individuato siti con caratteristiche adatte che rispettino dettagli produttivi e di sicurezza stabiliti a livello nazionale.
Anche l’ESA, Ente Sviluppo Agricolo di Sicilia è disponibile per la coltivazione di Cannabis Terapeutica mettendo a disposizione uomini, mezzi e terreni, come annunciato ad agosto 2018. Problema molto sentito in quanto nell’Isola questo punto riguarda oltre 500 malati di Sla e la loro terapia del dolore, oltre a chi deve seguire terapie di lotta contro forme di tumore e gli affetti da virus Hiv, solo per citarne alcuni.
Tornando appena indietro, a gennaio 2018, fu fatta l’ipotesi concreta di Grosseto come secondo polo per produrre cannabis terapeutica. Il tutto al Ce.Mi.Vet. il Centro Militare Veterinario di Grosseto collocato su via Castiglionese, struttura che ha ampie estensioni di terreno utilizzabili per questo scopo. Quindi un secondo sito toscano oltre a quello fiorentino.
Ad avanzare la candidatura furono Luca Sani, allora deputato del Partito Democratico, originario di Massa Marittima (Grosseto), nonché presidente della XIII commissione Agricoltura della Camera e Leonardo Marras, nato a Grosseto, capogruppo del Pd al Consiglio regionale della Toscana.
“Le difficoltà di approvvigionamento di cannabis terapeutica a livello nazionale – disse Sani – potrebbero essere superate grazie all’utilizzo dei terreni del Centro Militare Veterinario di Grosseto (Ce.Mi.Vet.), che ha le caratteristiche logistiche e meteo-climatiche ideali per diventare il polo di produzione delle piante di marijuana, con la supervisione dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze”.
Limitato solo alla produzione di CBD Cannabidiolo grazie a condizioni climatiche particolari con notevole escursione termica fra il giorno e la notte, così che la pianta di Cannabis Sativa produca più resina, è l’investimento iniziato ad aprile 2017 dall’azienda italo-olandese Enecta nella Valle Subequana, in Abruzzo, per assicurare un prodotto con alto contenuto di Cannabidiolo da canapicoltura totalmente Bio in terreni incontaminati.
Un primo passo anche verso altri obiettivi quando la legge italiana consentirà di allargare alla Cannabis terapeutica?
Di certo, con una normativa che permetta di aprire nuovi siti di produzione per la Cannabis terapeutica, si aprirebbe un largo fronte di guadagni per canapicoltori e aziende italiane.
In parallelo, le aziende estere non staranno a guardare, anche perché il territorio italico è perfetto per le sue condizioni climatiche garantendo la crescita di piante di qualità e dalle più sviluppate proprietà nutraceutiche e curative. Intanto, tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, la canadese Nuuvera Inc. ha acquisito FL-Group distributrice genovese di cannabis terapeutica.
Il primo vantaggio da una moltiplicazione dei siti produttivi italiani, sarà comunque per i pazienti che potrebbero smettere di curarsi a “singhiozzo” come avviene oggi. Adesso, nella piena incertezza cui sono costretti, devono sperare e mettersi a pregare di riuscire a trovare farmaci e materia prima prescritti nelle ricette, ogni volta che entrano nelle farmacie e nelle strutture ospedaliere italiane.
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