SeccoSativa ed è subito un gran bere: quando vino, bollicine e Canapa Sativa si uniscono in un matrimonio di Gusto
Tanti anni d’esperienza, cultore del sapore tanto da avere dato vita a due note etichette di birra alla Canapa, precursore di molti nel settore, adesso porta avanti un progetto nuovo, frutto di molto studio e sperimentazione alla ricerca del migliore equilibrio tra aromi e sapore. Nato da tutto questo lavoro è SeccoSativa, felice unione tra vino frizzante di alta qualità prodotto nelle colline della provincia di Treviso ed estratti-essenze da Canapa Sativa Linnaeus. Il tutto dà vita, appunto, a un prodotto nuovo, tutto da bere, da assaporare.
Lui è Michele D’Andrea, per diversi anni ex direttore acquisti per un’azienda leader mondiale nel settore dei pattini a rotelle, con sede nel Trevigiano, “poi mi sono molto incuriosito al mondo della Canapa, l’ho studiata e ho iniziato a praticarla nel 1999. Dopo ho fatto il grande passo. A febbraio del 2000 mi sono licenziato per aprire quello che, credo, sia il primo vero Hemp-shop in Italia”.
“Inaugurazione il primo aprile 2000, nome Hemporio – racconta Michele – Lì proponevo abbigliamento e cosmesi prevalentemente di produzione italiana e certificazione Bio, profumi, articoli da regalo e da coltivazione, libri e altro, ma all’epoca la scelta non era vastissima. Oltretutto, in Italia non c’erano fiere del settore. In aggiunta, i problemi con le forze dell’ordine e, in generale, con uffici vari, erano all’ordine del giorno nonostante si avessero tutte le certificazioni necessarie e anche di più”.
Un lungo cammino che da quegli anni lo ha portato all’oggi collaborando con la società Hempathy (link al sito web) rappresentata da Vittorio D’Alto e Stefano Pettenuzzo. Sede societaria a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza. L’azienda commercializza SeccoSativa prodotto con la Casa vinicola Rogante (link al sito web) di Conegliano (Treviso).
Hempathy spazia tra vari derivati dalla Canapa, dalla cosmesi, ai bicombustibili, passando per i prodotti alimentari ottenuti da farina e olio di semi, il tessile, le bioplastiche e la bioedilizia grazie a materiali isolanti e da costruzione.
Le birre alla Canapa, il capitolo che ha preceduto SeccoSativa
Canapa Oggi – Diamo una bella pennellata al suo debutto nel mondo della Canapa e soprattutto all’abbinamento con la birra
Michele D’Andrea – Iniziai con Cannapils, prima birra artigianale italiana alla canapa, una mia creazione nel 2001, prodotto che si faceva fare vicino Feltre. Poco prima, appunto, il negozio. Nel 2001 la coltivazione di tre varietà di Canapa Sativa L. con sementi da Assocanapa, utilizzata anche per convertire in biologico i terreni anche per le proprietà fitodepurative della pianta, fattore che era conosciuto agli enti certificatori. La birra nel 2006 divenne la mitica Mary-Jo prodotta in Repubblica Ceca.
CO – Quale era la situazione dei produttori e dei trasformatori all’epoca?
MD’A – Nel 2000 – 2001 usavo tutti prodotti italiani, come da Napoli quelli di Marco Sorrentino o la Verde Sativa, primaCosmesi Controllata Naturale) e The Vegan Society e tante altre dal Nord al Sud. Come da mia esperienza di direttore acquisti e venendo a contatto con tantissime realtà, ho cercato di metterne assieme diverse. Tentati, per esempio, per l’acquisto della materia prima Canapa per fare in modo tale che ognuno non continuasse ad andare da solo. I vantaggi sarebbero stati indubbi. Ma già allora la divisione era totale, mettere d’accordo gli attori del settore fu impossibile.
CO – Poi sono arrivati i veri problemi…
MD’A – L’avventura è stata ardua perché ai tempi era durissimo fare canapa. Controlli continui e sequestri, blocco di camion-autobotte con birra pronta in magazzino che poi andava buttata via: mi dicevano “non so se puoi venderla oppure no”, quindi il blocco. Intanto, il prodotto si rovinava. A pochi giorni dall’inizio della semina subimmo un sequestro con tanto di giornalisti al seguito nonostante avessimo tutte le certificazioni dei semi e la dichiarazione di semina. Avevo preventivamente inoltrato raccomandate ai vari organi competenti per spiegare che non erano due ettari piantati a Indica, ma a Sativa. Nulla da fare. Ebbi un mezzo esaurimento nervoso. Dopo l’ennesimo sequestro immotivato, nonostante certificazioni, prove e comunicazioni a chi di dovere, nel 2010 decisi lo stop, di sospendere il mio impegno nella Canapa. Da quel momento avviai un’azienda per la commercializzazione di impianti fotovoltaici e illuminazione a Led.
SeccoSativa, l’inizio
CO – L’amore per la Canapa e l’impegno nel settore quando sono tornati?
MD’A – Tutto è iniziato di nuovo nel 2017, ho preso a frequentare con amici le fiere dedicate alla Canapa, come quella di Bologna, ho visto che le potenzialità del mercato e del settore stavano crescendo velocemente, anche se in maniera disordinata e spesso ancora conflittuale tra gli appartenenti. Non c’è collaborazione. Senza contare l’aspetto normativo ancora incompleto, per alcuni aspetti confuso, quindi troppo libero e preda di interpretazioni anche opposte. Comunque ho ricominciato, anche perché in molti, tra Italia e altre parti del mondo, ricordando le mie birre, volevano che dessi aiuto, risposte, facessi consulenze, partecipassi a iniziative di impresa.
CO – E la Cannabis Light? C’è stata la tentazione?
MD’A – Si, è arrivato l’ennesimo personaggio che voleva coinvolgermi, “guardi facciamola assieme, mi dà una mano?”, mi ha chiesto. Ho subito risposto di no, nonostante anche l’offerta di pagarmi le consulenze. Perché questa mia posizione? Il mercato Cannabis Light non è normato bene, è un gran casino, ho visto pure gente che lavora con prodotti fatti arrivare da tantissime parti, pure da Santo Domingo, dagli Stati Uniti e altrove. Per diventare veramente competitivi e professionali in questo mercato occorre un grosso investimento e farsi aiutare da agronomi seri, oltre che a lavorare al meglio. Ho risposto che sarebbero stati soldi buttati via. Abbiamo continuato a confrontarci ed è venuto fuori che il personaggio produceva vino. Io sono di Montebelluna. In quel momento è scattata l’idea.
CO – Quindi è finalmente arrivato l’abbinamento tra vino e Canapa
MD’A – Mi sono detto e ho detto, “Facciamo un prodotto diverso alla Canapa!”. Nel mio passato ho inventato la ricetta della birra, ma conosco bene anche il pianeta del vino che, sottolineo, è un prodotto ben diverso. A settembre 2018 ho definito il metodo, poi ho dato inizio alle prove. Per affinare il tutto ci ho messo sette mesi. In questa fase mi sono state utili anche le mie conoscenze estere a cominciare dalla scelta del nome e nel test del sapore e degli aromi.
CO – Differenze tra birra e vino?
MD’A – La birra è una ricetta che riesci a variare in base agli ingredienti, la si formula bene, viene fuori un prodotto vincente. In quel caso non ho mai usato la Canapa e infiorescenze in macerazione – è la cosa più assurda – e l’ho sconsigliato sempre, perché non viene mai un prodotto standardizzato e ho grandi dubbi sulla macerazione in alcol. Comunque la macerazione in acqua calda della Canapa, pur sicura, rimane un processo che influisce sull’estrazione delle proteine, quindi sul prodotto finale. Il vino invece è come un essere vivente, è un prodotto naturale che ha proprietà interne uniche che interagiscono. Le prove sono state tantissime per garantire il migliore abbinamento con gli estratti di canapa. Tanto per capirsi, inizialmente un vino che risultava ottimo appena fatto, dopo una settimana o due mutava completamente. Altre cantine non sono riuscite. Io, invece, sono riuscito nell’impresa.
CO – Come avviene l’abbinamento?
MD’A – La realizzazione è arrivata grazie anche a contatti tedeschi, fino ad avere l’apporto di un grosso laboratorio in Germania che ci fa un estratto di Canapa dai semi della pianta, un olio essenziale che fornisce aroma e sapore, elemento molto ben lavorato per garantire stabilità del gusto nel tempo. In questo preparato non c’è presenza né di CBD né di THC: è solo un apporto preziosissimo di profumo e sapore. Si lavora tutto in isobarica. Prepariamo dieci litri ogni 4.000 bottiglie, mezzo chilo circa di estratto estremamente diluito per questo quantitativo di bottiglie. Lo facciamo lavorare con il vino in isobarica per sette giorni. Poi lo si lascia in pace altri sette giorni bello fermo. Ed ecco il SeccoSativa che è unione di sentori della Canapa con un vino che spuma versandolo nel bicchiere. Il colore è tipicamente giallo-dorato, limpido, 10,5° il volume alcolico.
CO – Adesso quale sarebbe la capacità produttiva? Ci sono già richieste?
MD’A – In questa fase sperimentale abbiamo prodotto 4.000 bottiglie. Ma tra luglio e settembre potremo fare già un quantitativo che si aggirerà sulle 10.000 bottiglie al mese. L’obiettivo più ambizioso prevede anche 50.000 bottiglie ogni mese. Il nodo più complesso non è la fornitura di vino, di quello ce n’è più che a sufficienza di ottima qualità. La criticità è sull’estratto di Canapa: in Germania ci mettono 25 giorni a produrmelo, potrebbero farmene anche 10 chili, ma questo prodotto ha un costo esorbitante. Prima di tutto abbiamo bisogno di un’uniformità di fornitura, una quantità variabile e adattabile alla quantità di SeccoSativa che dovremo produrre in base alle richieste. Per le 10.ooo bottiglie al mese serve circa un chilo di estratto. C’è tantissima curiosità e ho già avuto richieste dagli Stati Uniti e dal Canada. Ho subito chiesto come hanno fatto lì a sapere. Mi hanno risposto che mi conoscevano già vent’anni fa, dai tempi della mia produzione di birra. Per contatti comuni rimasti, sono venuti a conoscenza di SeccoSativa.
CO – Come vi siete strutturati e… c’è qualcos’altro di nuovo per il futuro?
MD’A – Dunque, Rogante srl si occupa della produzione. L’azienda è specializzata da anni in vini frizzanti fruttati e aromatizzati (ndR: melograno, kiwi, ananas-albicocca-pesca, fiori di sambuco). La loro esperienza è stata molto preziosa. Hempathy srl di Bassano del Grappa pensa alla commercializzazione del prodotto. Io seguirò entrambe le fasi e la progettazione di nuovi prodotti: in mente ne ho diversi da sviluppare. Sul nostro SeccoSativa facciamo anche produzioni con Private Label per aziende che intendono proporlo con il loro marchio.
SeccoSativa
Hempathy srl
Via Sarson, 127
36061 – Bassano del Grappa (Vicenza)
www.hempathy-shop.com
info@hempathy-shop.com
Complimenti per lo spumante Sativa, ottimo prodotto, sentore e profumo di canapa, specialmente al momento dell’apertura della bottiglia.